Editoriale
Evidence 2016;8(9): e1000151 doi: 10.4470/E1000151
Pubblicato: 24 settembre 2016
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Diversi fattori oggi minano la sostenibilità di tutti i sistemi sanitari: il progressivo invecchiamento delle popolazioni, il costo crescente delle innovazioni, in particolare quelle farmacologiche, il costante aumento della domanda di servizi e prestazioni da parte di cittadini e pazienti. Tuttavia, il problema della sostenibilità non è solo di natura finanziaria, perché un’aumentata disponibilità di risorse non permette di risolvere criticità ampiamente documentate: l’estrema variabilità nell’utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie; gli effetti avversi dell’eccesso di medicalizzazione; le diseguaglianze conseguenti al sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie dall’elevato value; l’incapacità di attuare efficaci strategie di prevenzione; gli sprechi, che si annidano a tutti i livelli (1). A dispetto di queste evidenze, in Italia il dibattito sulla sostenibilità del SSN continua ad essere affrontato in maniera distorta dai vari stakeholder, il cui unico obiettivo sembra essere quello di reperire risorse per mantenere lo status quo, allontanando la discussione dalla profonda riorganizzazione e dalle innovazioni di rottura necessarie per garantire la sopravvivenza della sanità pubblica.
Nel 2013 la Fondazione GIMBE ha lanciato la campagna #salviamoSSN, per diffondere la consapevolezza che la sanitĂ pubblica è una conquista sociale da preservare alle future generazioni (2). Dai risultati ottenuti in tre anni di studi, consultazioni e analisi indipendenti è nato il Rapporto GIMBE (3) — presentato lo scorso 7 giugno in Senato — che analizza la sostenibilitĂ del SSN nella prospettiva decennale 2016-2025. Analizzati i trend della spesa pubblica, della compartecipazione alla spesa e dell’incremento delle addizionali regionali IRPEF ed esaminate le criticitĂ che caratterizzano la sanitĂ integrativa, il Rapporto definisce la tassonomia degli sprechi in sanitĂ , stimandone l’impatto sulla spesa pubblica: oltre € 24 miliardi erosi da sovra-utilizzo, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, sotto-utilizzo, complessitĂ amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza. Infine, il Rapporto quantifica per il 2025 un fabbisogno di € 200 miliardi, cifra che può essere raggiunta con l’apporto costante di tre “cunei di stabilizzazione”: un’adeguata ripresa del finanziamento pubblico, l’incremento della quota intermediata della spesa privata e un piano nazionale di disinvestimento dagli sprechi.
Nella consapevolezza che le attività di un’organizzazione indipendente finalizzate a informare il Paese sulla salute, l’assistenza sanitaria e la ricerca biomedica possono determinare grandi benefici sociali ed economici, la Fondazione GIMBE ha istituito l’Osservatorio sulla sostenibilità del SSN per monitorare in maniera continua e sistematica responsabilità e azioni di tutti stakeholder, con il fine ultimo di ottenere il massimo ritorno in termini di salute del denaro pubblico investito in sanità .
Riguardo le decisioni assunte a livello centrale, l’Osservatorio GIMBE intende vigilare sulle dinamiche e l’entità del finanziamento pubblico del SSN, identificare carenze legislative e normative, individuare le criticità dei disegni di legge in corso di discussione e monitorare l’applicazione delle leggi vigenti.
Due i macro obiettivi a livello regionale: identificare la percentuale di risorse che le Regioni destinano ai tre livelli di assistenza (prevenzione, distrettuale, ospedaliera) e la ripartizione tra pubblico e privato accreditato; definire un set di indicatori per monitorare le Regioni nel processo di disinvestimento e riallocazione, proponendo la loro integrazione nella griglia LEA e, in caso di inadempimento ripetuto, nei criteri per il riparto del fondo sanitario.
A livello di aziende sanitarie l’Osservatorio GIMBE ha l’obiettivo di identificare aree di sovra-utilizzo e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie per guidare il processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze. A tal fine, sono già stati avviati diversi studi per valutare il potenziale recupero di risorse da farmaci (shift vs equivalenti e biosimilari, deprescription, farmaci oncologici prescritti nei pazienti terminali), da prestazioni inappropriate di diagnostica ambulatoriale (RC/RMN nella lombalgia, doppler TSA), da inappropriatezza organizzativa utilizzando gli indicatori del Programma Nazionale Esiti e gli adempimenti LEA. Le priorità identificate per la riallocazione delle risorse recuperate in aree di sotto-utilizzo sono costituite da innovazioni dall’elevato value, screening oncologici, vaccinazioni, assistenza domiciliare e hospice, continuità terapeutica. Altra area d’intervento riguarda la riorganizzazione integrata di ospedale e cure primarie rispetto alla diagnosi precoce dei tumori, alle malattie croniche e al percorso nascita.
Infine, nella consapevolezza che la sostenibilità del SSN è indissolubilmente legato all’integrità morale e alla professionalità di tutti gli attori coinvolti, l’Osservatorio mira a espandere le evidenze sulle fonti di finanziamento di società scientifiche e associazioni di pazienti, utilizzando i dati messi a disposizione dal disclosure code di Farmindustria.